Ecco alcune frasi che dovresti sempre ricordare:
- La tristezza fa parte degli alti e bassi della vita.
- I periodi di tristezza possono aiutarci a riflettere sulla nostra vita e intraprendere cambiamenti e scelte al fine di migliorarla.
- La tristezza non è depressione.
- È possibile imparare a contenerla e comprenderla.
Sentirsi Soli e Tristi
Tutti si sentono tristi a volte, proprio come tutti possono provare gioia, rabbia, orgoglio e molte altre emozioni. In altre parole, ognuno di noi ha dei sentimenti che cambiano di continuo.
A volte ci sentiamo felici (come quando ci stiamo divertendo) e a volte ci sentiamo tristi (come quando perdiamo una persona cara).
Qualunque sia la sensazione, è reale e fa parte della vita.
Un’emozione negativa può persino aiutarci. Il nostro mondo si concentra sul raggiungimento della felicità e considera la tristezza come un sentimento non necessario o inutile.
Ma la tristezza può funzionare come un freno, rallentarci e permetterci di fermarci a riflettere sulla nostra vita, sui sentimenti che proviamo e sulle relazioni che abbiamo. Può aiutarci a passare in rassegna le cose importanti per noi, e come stiamo vivendo.
In altre parole, essere tristi non significa necessariamente che non stiamo affrontando una situazione. Piuttosto, ci aiuta a venire a patti con quello che ci accade e ad andare avanti. È un’emozione importante che può essere utile ad adattarci, accettare, concentrarci, perseverare e crescere.
E c’è ancora una notizia importante: si può imparare a gestire i sentimenti di tristezza.
Gestire i Sentimenti di Tristezza
Usiamo parole diverse per parlare di tristezza: agonia, angoscia, cuore spezzato, dolore, abbattimento, sgomento, nostalgia, angoscia, infelicità e altro ancora. Tutte queste emozioni sono una risposta a una situazione negativa.
La tristezza è spesso anche una risposta ad altre emozioni come rabbia, stress, senso di colpa, dolore, ansia o disperazione. A volte, l’emozione secondaria è talmente intensa da impedirci di entrare a contatto con la tristezza che è alla base.
Allora come si sente la tristezza?
Può cambiare il modo in cui ci si sente fisicamente. È possibile sperimentare dolori addominali, cefalee o problemi di insonnia.
La tristezza può anche incidere sulle nostre reazioni emotive. Per questo potremmo piangere, diventare scontrosi, provare spesso noia o frustrazione o cercare di evitare il contatto con altre persone.
Ma riconoscere la nostra tristezza e validarla ovvero, comprendere che va bene sentirsi tristi, che non è un’emozione sbagliata, è segno di un buon equilibrio emozionale.
Perchè Sono Triste
Molte sono le ragioni per cui possiamo sentirci tristi:
- problemi a casa (ad esempio, conflitti familiari o violenza domestica)
- problemi a scuola o al lavoro, o senso di essere sotto pressione
- trasloco
- perdere una persona cara o un amico
- essere malati o prendersi cura di qualcuno che lo è
- cambiamenti nel proprio corpo (dovuti a normali processi evolutivi come la pubertà, o all’uso di droghe o medicinali)
- stili di pensiero disfunzionale (ad esempio, eccessiva autocritica, dipendenza dal giudizio).
Quando ci si trova ad affrontare una di queste situazioni, provando tristezza, una delle reazioni più frequenti è quella di fare di tutto per allontanarla, evitarla o non sentirla, condizionati dall’idea che sia intollerabile o inadeguata.
Tutti questi tentativi non fanno altro che mantenere nel tempo o intensificare quel sentimento.
È utile quindi tentare un approccio diverso: provare a diventare consapevoli delle proprie emozioni, identificare l’eventuale situazione scatenante, concedersi del tempo per affrontare qualsiasi problema ed eventualmente richiedere il sostegno di persone che potrebbero essere d’aiuto (amici, familiari, uno psicologo o un altro professionista della salute).
La tristezza come ogni emozione è impermanente, va e viene, e affrontarla nel modo adeguato le permetterà di fare il suo corso e affievolire, lasciando spazio ad altre emozioni.
Cosa fare quando si è tristi
Il primo passo è dunque, diventare consapevole delle proprie emozioni e muoversi nella direzione che per noi è importante, nonostante la loro presenza. Ecco alcuni semplici suggerimenti:
- Essere onesti con sè stessi e con le persone intorno. Parlare con qualcuno di cui ci si fida.
- Chiedere aiuto a un professionista (un medico, uno psicologo o un altro operatore sanitario). Potrebbe essere necessario supporto professionale specifico.
- Riflettere sul proprio stile di vita (dieta, sonno) e apportare eventuali correzioni.
- Aiutare qualcun altro. Anche solo migliorare la vita di qualcun altro o far parte di una comunità può sollevare il morale.
- Trovare un modo creativo per esprimere la propria tristezza. Scrivere i pensieri in un diario, ad esempio, può essere utile a sviluppare una nuova prospettiva.
- Mettersi in sicurezza. Se si ha la sensazione di potersi fare del male, è importante farlo sapere immediatamente a qualcuno.
- Se un farmaco prescritto ha influssi sull’umore, informare il proprio medico. È importante inoltre chiedere il parere tuo medico prima di assumere farmaci da banco o rimedi complementari/alternativi.
- Svolgere attività fonte di gratificazione. Trovare modi per rendere la vita più piacevole: ascoltare musica, fare una passeggiata, leggere un libro, chiamare un amico.
- Affrontare un problema alla volta.
- Avere fiducia. È importante credere che i sentimenti e le emozioni cambiano, arrivano e per quanto intense si infrangono come onde.
Affronta la Tristezza
- Consenti a te stesso di essere triste. Negare tali sentimenti può costringerli a nascondersi, dove possono fare più danni con il tempo. Piangi se ne hai voglia. Nota se provi sollievo dopo che le lacrime si sono fermate.
- Scrivi in un diario, ascolta musica, trascorri del tempo con amici o familiari e / o disegna per esprimere l’emozione tristezza.
- Pensa al contesto dei sentimenti tristi. Sono legati a una perdita o a un evento infelice? Pensa ai sentimenti in modo non giudicante e cavalca l’onda dell’esperienza.
- La tristezza può derivare da un cambiamento che non ti aspettavi o può segnalare che potresti dover apportare cambiamenti nella tua vita. Le emozioni stanno cambiando e andranno e verranno.
- Cerca di capire quando la tristezza si trasforma in depressione. Chiedi aiuto se questo accade piuttosto che rimanere bloccato.
Aiutare chi è triste
Forse conosci qualcun altro che si sente triste. Essere di supporto non è sempre facile, perché è complicato sapere per quale motivo è triste e come sta gestendo la situazione.
Ecco quattro suggerimenti di base:
- Chiedi alla persona se sta bene. Solo per dimostrargli che ci tieni.
- Ascolta senza giudicare.
- Se la persona è riluttante a chiedere aiuto a qualcuno (come un consulente scolastico, un rappresentante delle risorse umane sul posto di lavoro o un medico), potresti essere in grado di aiutarla offrendoti di accompagnarla, individuando informazioni di contatto per chiamare, o anche ricercando informazioni utili da una fonte affidabile e credibile.
- Rassicurala sul fatto che la tristezza è un’emozione valida e può essere superata.
Tristezza e Depressione non sono la stessa cosa
Sentirsi tristi non significa soffrire di depressione. Ma se l’umore negativo inizia a influire sul funzionamento individuale, è importante valutare se ci siano le condizioni per parlare di depressione.
Le differenze chiave tra tristezza e depressione clinica riguardano: la causa del cambiamento di umore e la durata dello stato d’animo provato.
Se l’umore basso è correlato a un evento recente, come la rottura di una relazione, è normale provare tristezza. Ma se quella rottura è avvenuta diversi mesi prima, o non è possibile individuare una ragione chiara per il cambiamento d’umore, potrebbe essere utile parlarne con il medico di famiglia e avere un parere professionale.
Diamo un’occhiata alle differenze tra tristezza e depressione.
TRISTEZZA:
- fa parte dei normali alti e bassi della vita, ma non è costante
- è una reazione comune a un turbamento o una battuta d’arresto e di solito non è motivo di preoccupazione
- è interrotta da momenti di risate e contentezza
- è un’emozione che può coinvolgere pensieri negativi ma di solito non coinvolge pensieri suicidi.
DEPRESSIONE:
- è una sensazione a lungo termine (più di due settimane) di grave tristezza e altri sintomi. Questi sintomi possono includere insonnia, bassa energia, problemi di concentrazione, pessimismo, perdita di speranza, pensieri suicidi e problemi di appetito
- ha cause complicate, che possono coinvolgere componenti genetiche o biologiche. Forse la persona ha subito un trauma o uno stress psicologico
- può portare a significativi cambiamenti di peso o interruzioni del sonno.
- è mentalmente dolorosa e può cambiare la vita.
RICORDA…
- Tutti si sentono tristi a volte.
- Puoi imparare a gestire la tua tristezza.
- Sentirsi tristi non significa che stai soffrendo di depressione
- Se ti senti costantemente triste per più di due settimane o hai perso interesse per la maggior parte delle tue attività abituali, potresti essere depresso. In questo caso, è importante cercare aiuto.
Perché la tristezza è l’emozione più duratura
La tristezza è l’emozione più duratura afferma uno dei primi studi mai condotti per capire perché alcune emozioni durano più di altre.
Messa a confronto con l’irritazione, la vergogna, la sorpresa o la noia, il primato viene ottenuto dalla tristezza.
Lo studio pubblicato sul giornale Motivation and Emotion, ha rilevato che la tristezza tende a essere associata prevalentemente con eventi che hanno un impatto a lungo termine sulla vita delle persone, come la perdita o il lutto. (Verduyn & Lavrijsen, 2014).
Saskia Lavrijsen, coautore dello studio spiega:
“E’ la ruminazione la determinante principale nella durata delle emozioni. Le emozioni associate con un elevato livello di ruminazione durano di più.
Le emozioni meno durature sono solitamente – ma non sempre – associate a eventi di importanza relativamente minore.”
I risultati derivano da una indagine condotta su 233 studenti a cui venne chiesto di rievocare esperienze che avevano avuto un impatto emotive su di loro, cercando di ricordarne la durata.
Questo grafico mostra quanto mediamente ciascuna emozione è durata.
Agli estremi, se il disgusto e la vergogna mostrano di passare nell’arco di 30 minuti, la tristezza arriva a una durata media di 120 ore.
La noia intanto, tende a passare nell’arco di un paio d’ore, anche se, naturalmente, la sensazione è che duri di più!
Si possono rilevare anche interessanti differenze tra emozioni che hanno una certa somiglianza.
Per esempio se la paura tende a essere di breve durata, la sua cugina vicina ansia, dura molto di più.
Allo stesso modo il senso di vergogna tende a passare abbastanza velocemente, ma il sentimento di colpa rimane in circolo per più tempo.
La ricetta per l’Infelicità
“Ai giorni nostri metà delle nostre malattie derivano dal dimenticarsi del corpo facendo lavorare la mente oltre misura.”
Questo aforisma di Lord Owen Meredith rende appieno come un processo di pensiero può invalidare la nostra vita! Fin dai tempi più antichi, l’uomo ha fatto esperienza di pensieri negativi che arrovellano la mente. Tuttavia, è il modo in cui decidiamo di maneggiare questi pensieri che fa la differenza.
Sono i nostri pensieri, non gli eventi esterni, ad influire sul modo in cui ci sentiamo. In altre parole, non è la situazione in cui ci troviamo a determinare le nostre emozioni, ma la percezione che abbiamo della situazione
A seconda dell’interpretazione che attribuiamo agli eventi della realtà possiamo trovarci a sperimentare sicurezza o paura, speranza o panico.
Vari studi hanno rilevato che avere un atteggiamento mentale negativo nei confronti degli eventi della vita può inficiare lo stato di salute ed avere effetti negativi sulla felicità e il benessere.
Qual è la ricetta segreta per l’infelicità?… ecco a voi alcuni atteggiamenti mentali e pensieri negativi per avere la vita che non vorrebbe nessuno
1)Avere un dialogo interno auto-svalutante
Il dialogo interno è il modo in cui noi parliamo a noi stessi. Il nostro dialogo ci accompagna ogni giorno, in ogni momento. Ci abituiamo a lui, ci è sempre vicino. È questa vicinanza che spesso non ci permette di riconoscerlo. Ma il dialogo interno fa emergere i sentimenti che abbiamo di noi stessi, che a loro volta fanno emergere cosa pensiamo di noi stessi.
Le convinzioni che abbiamo di noi stessi influenzano i risultati che vogliamo raggiungere, cioè i nostri obiettivi. Possiamo non percepire il nostro dialogo interno, che può essere assopito, silenzioso, e quel dialogo tuttavia influenzerà ogni nostra decisione, ogni nostra azione.
Poichè il dialogo interno costituisce di fatto un insieme di messaggi che inviamo a noi stessi, se è prevalentemente di matrice negativa, esso rischia di sabotare gravemente il nostro benessere: può ridurre il nostro senso di efficacia, diminuire le nostre capacità di perfomance e abbassare il nostro potenziale.
2) Avere attitudini pessimistiche
Una tra le più controproducenti forme di pensiero consiste nel partire da una situazione e vedere solo il lato negativo, o addirittura ipotizzare il peggio. Questa è una tipica distorsione cognitiva chiamata “astrazione selettiva”. Concentriamo l’attenzione su aspetti particolari della situazione in esame, tralasciandone altri.Un esempio. Organizziamo una cena, tutto va come dovrebbe tranne il dolce, che non è lievitato abbastanza. Pensiamo: Accidenti, la cena è andata da schifo. Ma solo il dolce non era come volevamo, il resto è andato bene! Per molte persone, guardare il bicchiere mezzo vuoto è un’attitudine abituale e automatica. Pensiamo per esempio ad un treno fermo o a una giornata di pioggia. Per alcune persone, questi eventi sono solo esperienze negative, terribili. In realtà, non c’è nulla di positivo o di negativo nel traffico o nel tempo!! E’ il modo in cui si sceglie di guardare le circostanze che rende la situazione positiva o negativa, e questa scelta può immediatamente renderci più forti o più deboli, più felici o più tristi, potenti o vittime. Partendo dalla stessa situazione, possiamo guardare il treno fermo come la possibilità di ascoltare musica rilassante o una giornata di pioggia come l’occasione per andare a casa a berci una buona tazza di cioccolata calda leggendo un bel libro. Dipende tutto da come scegliete di osservare il momento.
4) Rimuginare sul passato
Dovremmo imparare dal passato, non farci schiacciare da esso. Può capitare che circostanze avverse della vita ed episodi personali negativi possano bloccarci, farci diventare insicuri nelle scelte e non farci riconoscere nuove brillanti opportunità. Tuttavia, mentre ciò che è avvenuto nel passato non può essere modificato, abbiamo la possibilità di dare una nuova forma a quello che deve ancora accadere. Il primo passo è quello di rompere col passato e dichiarare che siamo noi, non la nostra storia, ad essere in gioco adesso. Goethe ci ricorda “Niente vale più di questo giorno”. Non soffermiamoci sul passato: facciamo scelte migliori oggi e andiamo avanti.
6) Colpevolizzare gli altri
Colpevolizzare consiste nel far sentire gli altri responsabili delle proprie disgrazie e infelicità.Molte persone hanno l’abitudine di buttare la colpa della loro infelicità o mancanza di successo su genitori inefficienti, relazioni negative, su svantaggi socio-economici o sulla salute precaria. Certamente è vero che la vita è piena di difficoltà, ed innegabili sono il dolore e le sofferenze che ne conseguono, tuttavia incolpare gli altri della propria infelicità e assumere il ruolo di vittima non è un atteggiamento efficace. Ricordatevi che quando diamo la colpa ad altri, stiamo gettando via il nostro potere.
7) Avere difficoltà a perdonare se stessi e la paura di fare errori
Tutti noi commettiamo errori nella vita. Quando guardate indietro alle vostre azioni passate, ci sono decisioni e gesti che rimpiangete di aver fatto? Ci sono stati errori sfortunati di giudizio che hanno causato dolore a voi stessi e agli altri? Credo proprio che tutti risponderemmo di sì. La domanda più importante, dunque, è un’altra: come rievocate questi eventi passati? Pensate a voi come delle cattive persone e vi sentite in colpa per avere fatto male qualcosa o aver perso delle opportunità? Come visto precedentemente, molto dipende da come leggiamo e rileggiamo gli eventi! Durante questi momenti difficili, è estremamente importante essere compassionevoli con se stessi.
La paura di fallire e di fare errori sono spesso associate con il desiderio di essere stimati ed apprezzati dagli altri e con esigenze perfezionistiche
Perdona te stesso. Tutti facciamo errori. Gli errori non sono permanenti, ma sono momenti isolati. Impara a dire a te stesso: ho fatto un errore, ma questo non fa di me una persona cattiva”.
Ricordatevi che la perfezione non esiste!
Articolo Scritto dalla Dot.ssa Sonya Sabatino
Psicologia della Felicità
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