Soffri di ansia? Le 7 domande utili.
Una delle cose che la Terapia Cognitivo Comportamentale fa, è accendere una torcia all’interno della nostra mente, per meglio illuminare i pensieri, gli assunti e le credenze che ci appartengono. Un modo per farlo è porsi alcune domande sulle quali riflettere. Ecco cosa è utile chiedersi per imparare qualcosa in più sull’ ansia e sentirsi più in pace.
- La mia preoccupazione è risolvibile o controllabile?
Ci sono cose che non possiamo controllare o risolvere al momento attuale. Continuare a preoccuparsene non fa che aumentare la nostra ansia. Se avete risposto no a questa domanda, ringraziate la vostra mente per avervi avvisati. Respirate profondamente e immaginate di riporre la preoccupazione in uno spazio protetto. Perché sopprimere i pensieri non farà altro che potenziarli, mentre trattarsi con gentilezza aiuta a trovare la calma. In questo modo è possibile gestire il 95% delle nostre preoccupazioni.
- Si tratta di una decisione rilevante?
Se avete passato 20 minuti del vostro tempo a leggere attentamente il menu mentre il vostro commensale geme dalla fame, o rimanete bloccati davanti alla possibilità di noleggiare un film su Amazon o Google Play (nel formato HD o SD??), sarebbe il caso di rivalutare l’importanza di questa decisione. Se è così, cercate di fidarvi della vostra capacità decisionale. Siete capaci di farlo e soprattutto potete risparmiare sforzi e tempo evitando di dibattere su minuzie. Se si tratta di una decisione di scarsa rilevanza, prendetela. La peoccupazione non risolve i problemi, siete voi a farlo. - Credo che preoccuparmi mi aiuti a risolvere i problemi?
L’ansia talvolta mente. Crediamo spesso che ci aiuti a risolvere i nostri problemi, e ci diamo il permesso di preoccuparci. Ma la preoccupazione ci fa cadere in una spirale di pensieri e sensazioni ansiose. Un’ora dopo, comprendiamo di non aver risolto un granchè e che siamo rimasti incastrati in ragionamenti stressanti. Ci puniamo per aver procrastinato, e ci preoccupiamo anche di più. Ci sentiamo incapaci di gestire i pensieri che si accavallano, lo stomaco chiuso e il cuore in corsa. Come nel punto #2 la preoccupazione non risolve i problemi. È importante tenerlo a mente tutte le volte che ci accorgiamo di ruminare sulle nostre ansie, sapendo che è inutile. - Credo che qualsiasi pensiero arriva alla mia mente sia importante?
Se avete risposto positivamente a questa domanda, non siete soli. Chi pratica una qualche forma di meditazione (es. mindfulness) può avere l’esperienza di vedere i propri pensieri come nuvole nel cielo. Proprio come arrivano da nessun luogo, scompaiono in nessun luogo. Tale esperienza insegna che i pensieri possono apparire per qualsiasi motivo – odori, immagini, sensazioni fisiche. Si impara che non è necessario trattenere tutti i pensieri … ne lasciarli scorrazzare incontrollati. - Credo che preoccuparsi sia utile a sentirsi più pronti?
A volte crediamo che preoccuparsi serva a prevenire eventi spiacevoli o ci aiuti a non trascurare particolari importanti. Se pensate che “preoccuparsi significhi dare più importanza alle cose e sentirsi più preparati” chiedetevi se non vi piacerebbe passare le vostre giornate in modo più sereno piuttosto che rimanere ipervigili di fronte a delle ipotetiche avversità.
- Quando ho cominciato a essere ansioso? Quando ha avuto inizio tutto? Da chi ho imparato?
Le persone che soffrono costantemente di ansia ricadono generalmente in due categorie. La prima è “Sono sempre stato così” la seconda “Non sono mai stato così ma da quando è successo che (evento) lo sono diventato”. Se siete sempre stati ansiosi, cercate di risalire a come stavano le cose durante la vostra infanzia – vi erano minacce al vostro benessere da dover tenere sotto controllo? – qualcuno nella vostra famiglia era spesso preoccupato? Oltre alla predisposizione biologica è importante considerare che molte delle nostre ansie vengono apprese. Se appartenete al secondo gruppo, è possibile che l’impatto di un evento (o una serie di eventi) abbia “messo in discussione” la vostra visione del mondo, condizionando in svariati modi il vostro comportamento. La preoccupazione diventa una “strategia” di protezione. - Come sono cambiate le mie condizioni ora?
Come molte cose nella vita, più si mette in pratica un’azione, un pensiero o un’emozione nel corso della vita, maggiore è la probabilità che si ripeta in automatico. Talvolta è necessario fare una pausa e riflettere su coma la propria condizione attuale sia diversa rispetto all’infanzia o alla situazione in cui si è vissuto un evento negativo. A quel punto è possibile realizzare che è il momento di lasciare andare le costanti preoccupazioni. È il momento di dare spazio al nostro benessere e alla nostra serenità per il semplice fatto che ce lo meritiamo. E quando accade possiamo cominciare ad alimentare la gentilezza e l’amore verso noi stessi.
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