Praticata con costanza e regolarità, la Mindfulness – la meditazione buddhista che si basa sulla “consapevolezza di sé ” – potrebbe essere una terapia efficace nel trattamento della depressione e delle sue ricadute.
È quanto rilevato da uno studio pubblicato sulla rivista medica “The Lancet”, che ha rilevato come i pazienti che seguono un percorso MBCT – una terapia che coniuga i principi della meditazione con un approccio cognitivo-comportamentale (CBT) – presentino più o meno gli stessi tassi di recidiva di quelli che assumono antidepressivi.
In due anni di osservazione, infatti, le percentuali di ricaduta sono state del 44% nel gruppo di pazienti curati con MBCT, rispetto al 47% nel gruppo sottoposto a terapia farmacologica. La Mindfulness, traduzione inglese del termine buddhista “sati”, è una forma di meditazione non esoterica che invita a concentrare la propria attenzione al momento presente, “intenzionalmente e senza giudicare”, ovvero accettando quel che accade senza imbrigliarlo nelle classiche categorie con cui solitamente ci rapportiamo al nostro vissuto.
Si tratta di un’attitudine alla vita, di un modo di “abitare” il mondo e porsi in ascolto, di relazionarsi agli altri che incoraggia a vivere fino in fondo e nel presente la propria esperienza di piacere, dolore, disagio o sofferenza. Se la “consapevolezza dei propri pensieri” – cuore della Mindfulness – conduce in genere all’accettazione di sé e al raggiungimento di una pace interiore, secondo le ricerche del “National Institute for Health And Care Excellence” la meditazione potrebbe essere anche un’alternativa senza effetti collaterali agli antidepressivi tradizionali, molti dei quali hanno un effetto pari al placebo.
Non una soluzione definitiva alla malattia, ma un trattamento per limitare la possibilità di ricadute lavorando sulla mente, da proporre soprattutto a chi, una volta superata la fase critica della malattia, non intenda continuare ad assumere farmaci. Un ciclo di Mindfulness, da associare a una terapia cognitivo-comportamentale, dura circa otto settimane, durante le quali il paziente viene incoraggiato ad accettare i propri pensieri negativi per quel che sono, concentrandosi sull’ “hic et nunc”, senza preoccuparsi costantemente di essi con il rischio di finire risucchiato in una nuova spirale depressiva.
“La depressione è una malattia invalidante il cui trattamento, con la terapia farmacologica, non ha riscontrato sostanziali miglioramenti – si legge nella ricerca – Per questo è importante proporre sempre un’alternativa non farmacologica nella cura di questi disturbi”.
Fonte: Huffingtonpost.it
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