Di grande aiuto per la cura degli Attacchi di Panico è il trattamento cognitivo comportamentale.
La Terapia Cognitivo Comportamentale è una forma di psicoterapia pratica, orientata ad obiettivi e a breve termine, che mira a trasferire abilità cognitive e comportamentali utili a modificare pensieri, emozioni e comportamenti fonte di disagio.
Centinaia di accurati studi e ricerche hanno dimostrano l’efficacia della Terapia Cognitivo Comportamentale per gli Attacchi di Panico ; riconosciuta come terapia preferenziale per la maggior parte dei disturbi emozionali e comportamentali dalla comunità scientifica internazionale e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il protocollo per il trattamento del panico adottato presso l’Istituto Watson si basa sul modello proposto dal dottor David H.Barlow, uno dei massimi esponenti nella ricerca su disturbi d’ansia e attacchi di panico.
Qui di seguito troverete una descrizione di ciò che è previsto dal protocollo, i passaggi, le tecniche che un terapeuta applica in seduta, e le abilità che si cerca di trasmettere al paziente affinché impari a gestire e superare gli attacchi di panico.
Training respiratorio
L’iperventilazione (respiri corti, frequenti, profondi), è uno dei principali sintomi che caratterizzano il panico e l’agorafobia. Per questo è fondamentale imparare a riconoscerla per poi controllarla con tecniche specifiche e di conseguenza gestire meglio l’ansia.
L’iperventilazione contribuisce alla comparsa di una serie di sintomi quali “fame d’aria”, palpitazioni, senso di stordimento, sensazioni d’irrealtà, confusione mentale, sudorazione, vertigini, formicolii, etc. Questi sintomi essendo molto simili a quelli degli attacchi di panico, finiscono con il peggiorare la sintomatologia del paziente che, diventando sempre più ansioso, respirerà iperventilando sempre di più. In questo modo si sviluppa un circolo vizioso che amplifica in modo significativo la sintomatologia ansiosa.
Introduzione ai principi e alla pratica dell’esposizione agli stimoli enterocettivi
Il trattamento prevede l’utilizzo di una tecnica comportamentale chiamata Esposizione agli stimoli Enterocettivi. Tale tecnica prevede l’esposizione graduale alle sensazioni fisiche che vengono sperimentate durante un attacco, seguite poi dall’attuazione di tecniche (respirazione diaframmatica e rilassamento) che facilitano il recupero e la riduzione delle sensazioni sgradevoli. Questi esercizi aiutano le persone a sperimentare in condizioni controllate sintomi simili a quelli di un attacco, imparando a gestire la paura di un vero e proprio attacco.
Ristrutturazione cognitiva
Numerosi studi hanno osservato che i pazienti durante gli attacchi di panico riferiscono pensieri drammatici e catastrofici (Beck, Laude, & Bohnert, 1974; Hibert, 1984; Rapee, 1985a; Sanderson et al., 1987b).
Può succedere infatti che i pazienti nel corso dell’attacco, credano di poter morire, diventare pazzi, di avere un attacco di cuore e di perdere il controllo. Con l’uso di diari e schede, si inizia a guidare la persona ad assumere un atteggiamento di verifica empirica e critica nei confronti dei pensieri catastrofici. Individuare delle spiegazioni alternative, aiuta le persone a rimpiazzare questi pensieri con modi più realistici e propositivi di considerare gli attacchi. L’esposizione agli stimoli enterocettivi aiuta invece a capire che i sintomi e le credenze non devono necessariamente svilupparsi in un attacco completo.
Pratica continuativa dell’esposizione utilizzando le abilità cognitive e respiratorie apprese
Gli esercizi di esposizione vengono ripetuti quotidianamente utilizzando specifiche situazioni-stimolo appositamente preparate per ogni singola persona, fino a quando l’ansia e il disagio esperiti non siano significativamente ridotti.
Allenarsi costantemente è importante per aumentare la consapevolezza dei pazienti circa i loro pensieri e le conseguenti emozioni, e la differenza tra fatti e cognizioni.
Esposizione agli stimoli esterocettivi in immaginazione ed in vivo
Questa forma di esposizione viene utilizzata per le persone agorafobiche che tendono ad evitare molte situazioni quali: luoghi affollati, guidare, andare al cinema, andare al supermercato etc. Prima di affrontare le situazioni ansiogene nella realtà, è opportuno che le persone si esercitino in immaginazione. Una delle tecniche più consolidate è la desensibilizzazione sistematica, attraverso la quale la persona impara ad associare il rilassamento alle situazioni temute. Ricordiamoci sempre che l’immaginare può generare emozioni intense che si avvicinano molto alla realtà. Quando la carica ansiogena delle situazioni immaginate si riduce, la persona è finalmente in grado di affrontarle nella realtà.
Assegnazione regolare di “compiti a casa”
Per promuovere e rendere efficace la generalizzazione delle abilità acquisite, dal contesto terapeutico al contesto naturale e quotidiano, e per promuovere la graduale indipendenza del soggetto in trattamento viene consigliato di svolgere a casa gli stessi esercizi che si fanno durante le sedute. Eventuali difficoltà sono discusse nell’ incontro successivo, tramite consulenza telefonica o via internet.
Apprendimento di abilità aggiuntive: comunicazione, assertività, abilità sociali
Spesso chi soffre di questa patologia riferisce di essere in ansia anche in contesti sociali a causa di scarse abilità di gestione dei rapporti interpersonali.
Assertività significa vivere con serenità i nostri rapporti con gli altri con l’equilibrio di chi non subisce e non aggredisce; sostenere la propria integrità e dignità e allo stesso tempo incoraggiare ed accettare questo comportamento negli altri. Attraverso training di gruppo vengono apprese tramite l’esperienza diverse abilità sociali: discriminare comportamenti aggressivi, passivi e assertivi, mettere in atto efficaci abilità di comunicazione verbale e non verbale, riconoscere i principali errori di pensiero nelle interazioni sociali e correggerli, riconoscere e gestire le critiche manipolative, richiedere ed esprimere critiche costruttive.
Incontri di mantenimento
Sono previsti periodici incontri di verifica e controllo al termine del periodo intensivo di trattamento per almeno 6-12 mesi.
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