Con lo sviluppo delle tecnologie, di internet e l’avvento dei social network sono comparse sulla scena nuove forme di disagio psicologico. Negli ultimi anni abbiamo sempre più sentito parlare della FOMO ossia “Fear Of Missing Out”. Con questo termine ci stiamo riferendo alla “paura di essere tagliati fuori”, soprattutto da quello che succede sui nostri social network.
È la malattia del nostro secolo ossessionato dalle comunicazioni e a quanto pare all’incirca ogni 8/10 minuti qualcuno “cade nella trappola”. Sviluppa dipendenza, ansia e timore che le cose scorrano mentre noi ci perdiamo qualcosa. Ma anche ansia e invidia rispetto a ciò che fanno gli altri, probabilmente esperienze più interessanti ed appaganti delle nostre.
L’acronimo è stato coniato qualche anno fa dallo scienziato Andrew Przybylski dell’università di Oxford che insieme a ricercatori dell’Università della California, di Rochester e di Essex, è stato uno dei primi a definire la FOMO come una forma di disagio psicologico provocato dall’utilizzo eccessivo della tecnologia. Per Przybylski la FOMO si manifesta soprattutto tra i giovani ed è legata a bassi livelli di autostima e alla necessità di cercare approvazione negli altri. La paura, dunque, spinge gli utenti a controllare ripetutamente i profili social – Facebook prima degli altri, ma non solo – alla ricerca di aggiornamenti e notizie dai propri amici e conoscenti.
Si tratta di una paura (FOMO) che è sempre esistita. Ma l’affermazione dei new media come i social network ha notevolmente peggiorato la situazione.
Siamo letteralmente consumati dal bisogno ossessivo di controllare ciò che gli altri stanno facendo. Un bisogno talvolta ingiustificato ma che, se non viene soddisfatto, può causare una vera e propria “crisi di astinenza”. Secondo uno studio del centro americano Kleiner Perkins Caufield & Byers’s un utente medio guarda lo smartphone circa 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti. In aumento è anche il numero di coloro che controllano la posta elettronica e i propri profili social molto presto al mattino, presumibilmente appena aprono gli occhi. Una voglia questa, di connessione con “il mondo” che rischia di essere penalizzante non solo per la nostra vita sociale ma anche per il nostro lavoro.
Non è del tutto chiaro, se sia l’utilizzo dei social media a generare “la paura di essere tagliato fuori” o se sia quest’ultima ad incrementare l’uso dei social media. Un’analisi statistica dei dati suggerisce che la mancanza di autonomia, le competenze e la connessione spinga verso FOMO, che a sua volta, ci sollecita, spingendoci a controllare Facebook e Twitter costantemente.
FONTE:
huffingtonpost.com
vanityfair.com
livescience.com