L’interesse per la terapia cognitivo comportamentale e la laurea in psicologia
Ho sempre avuto una mentalità sperimentale e orientata al raggiungimento di obiettivi.
Inizio ad insegnare la materia: «Minorati psico-fisici e sensoriali» presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Torino, dopo essermi diplomato nel 1971.
Inizio intanto a lavorare presso la Clinica Pinna Pintor di Torino con bambini portatori di handicap.
Successivamente intraprendo gli studi presso la facoltà di Psicologia di Padova per migliorare le mie conoscenze sui programmi efficaci per la riabilitazione dei soggetti portatori di handicap.
La risposta la trovo nei programmi comportamentali che studio durante alcuni esami.
Da quel momento leggo molti altri libri sulla psicologia del comportamento. Capisco che può essere applicata in diverse aree. Nel trattamento di disturbi d’ansia, disturbi alimentari e nell’ handicap grave. Nell’ambito scolastico con i trattamenti per dislessia e iperattività. Nel settore aziendale con programmi di modificazione del comportamento. Tutti programmi orientati al raggiungimento di obiettivi verificabili.
Mi laureo con una tesi sperimentale sulla “Ipermnesia in stato ipnotico” con relatore il Professor Cesare Cornoldi e decido di dedicarmi al trattamento dei disturbi d’ansia.
Nel 1979 apro l’Istituto Watson con l’amico Roberto Anchisi. La missione del nostro istituto è sempre stata «Educare».
Lavoro per il comune di Torino con Walter Ferrarotti, che dirige le scuole comunali e i centri riabilitativi per portatori di disabilità gravi.
Con Ferrarotti decidiamo di programmare dei curricoli educativi da fornire agli insegnanti per meglio lavorare con i bambini. Decido così di andare a Boston per vedere come lavora Martin Kozloff (esperto di handicap), e imparo ad apprezzare la sua accurata programmazione. Per anni abbiamo formato ottimi insegnanti in grado di lavorare con casi gravi.
Apprezzo la lettura del libro di Victor Meyer “La terapia del comportamento” e per questo decido di raggiungerlo a Londra presso l’ospedale in cui lavora. Ho capito da loro che la cultura e l’informazione devono essere sempre condivise. A Londra seguo il trattamento di persone affette da disturbo ossessivo compulsivo grave e da comportamenti fobici.
Nel 1981 organizzo in collaborazione con Anchisi il congresso AIAMC “Psicologo Clinico: come?”, dove ho l’opportunità di incontrare Joseph Wolpe.
Wolpe è stato uno dei fondatori della terapia comportamentale. Avevo letto i suoi libri e avevo già applicato con i miei primi clienti fobici la Desensibilizzazione Sistematica (D.S.) e il Training Assertivo.
A quel tempo, Wolpe insegna alla Temple University e lì ho l’opportunità di vedere come tratta i clienti. Assisto alle supervisioni con gli studenti che lavorano da lui.
Trascorro ore a vedere i video dei suoi trattamenti. Imparo meglio ad utilizzare la D.S. e il rilassamento muscolare.
Tornato a Torino continuo assiduamente a vedere clienti, che soddisfatti dei risultati mi inviavano altri clienti. Il passa parola è molto potente.
Da quei tempi la terapia comportamentale si è arricchita con l’impiego della terapia cognitiva e attualmente è meglio conosciuta come Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC). La TCC è in continuo sviluppo. Assorbe tutto ciò che può essere utile per migliorare i trattamenti e renderli sempre più efficaci. Ora, ad esempio utilizza la Psicologia Positiva, la Mindfulness, la Schema Therapy e l’A.C.T «Acceptance and Commitment Therapy».
L’Istituto Watson e la scuola di specializzazione in Terapia Cognitivo Comportamentale
Nel 1979 inizio l’attività di formazione per psicoterapeuti. La Terapia Cognitivo Comportamentale si sta finalmente sviluppando in Italia.
Ho sempre ritenuto che la formazione dovesse essere molto pratica. Si è tutti consapevoli che si impara facendo. Personalmente ho imparato molto vedendo al lavoro ottimi terapeuti.
Ho sempre dato la possibilità ai miei studenti di vedere come lavoriamo nel nostro Istituto. Ho registrato innumerevoli sedute. Ho fatto vedere ai miei studenti come si attua un’esposizione o come si fa un primo colloquio. Ritengo che sia importante insegnare agli studenti come mettersi sul mercato. È importante che conoscano le strategie di marketing e imparino a individuare le aree di possibile sviluppo.