Disturbi dell’Alimentazione
- Anoressia – Le persone che soffrono di anoressia si riducono alla fame per l’intensa paura di diventare grasse. A dispetto del loro grave sottopeso e della figura emaciata che spesso presentano, ritengono che non sia mai abbastanza. In aggiunta al restringimento delle calorie, sono solite tentare di controllare ancora il peso con l’esercizio fisico estremo, pastiglie anoressizzanti e condotte compensatorie (vomito e purganti)
- Bulimia – La bulimia implica un ciclo autodistruttivo di abbuffate e condotte di compensazione (vomito e purganti). Dopo un episodio in cui la perdità di controllo ha portata ad abbuffarsi, le persone che soffrono di questo disturbo si purgano dalle calorie in eccesso consumate. Per evitare di acquisire peso vomitano, fanno attività fisica in modo esagerato e prendono lassativi.
- Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating) – Le persone con un disturbo da alimentazione incontrollata mangiano in maniera compulsiva consumando grandi quantità di calorie in un lasso di tempo molto breve. Malgrado i sentimenti di colpa e vergogna per queste abbuffate segrete, non riescono a controllare il loro comportamento o a smettere di mangiare anche quando sono pieni e hanno la sensazione di scoppiare.
- ascoltare il vostro corpo
- ascoltare i vostri sentimenti
- avere fiducia in voi stesse
- accettarvi
- amarvi
- amare di nuovo la vita
- Quando avete cominciato ad avere pensieri diversi sul cibo, il peso o l’esercizio fisico? Quali erano questi pensieri ?
- Quando avete cominciato a comportarvi diversamente ? Quale era questo comportamento e cosa pensavate di ottenere (perdere peso, acquisire controllo su qualcosa, ricevere attenzione)?
- Avete notato qualche effetto fisico (affaticamento, perdita di capelli, problemi di digestione, perdita del ciclo mestruale, palpitazioni, etc.)? Oppure qualche effetto emotivo?
- Come vi sentite di solito fisicamente ? Ed emotivamente? Vi sentite pronte ad abbandonare I comportamenti legati al disturbo?
- Come possono fare le persone a voi vicine a darvi sostegno ? Volete che vi aiutino a monitorare il vostro comportamento ?
- Volete che vi chiedano come sta andando il processo di guarigione, o preferite raccontare voi quando ne avere voglia ?
Anoressia nervosa: TCC efficace anche nei casi più gravi
Una recente ricerca italiana mostra come la Terapia Cognitivo Comportamentale sia efficace anche nei casi di anoressia grave e persistente.
Gli studi sull’anoressia nervosa (AN) hanno dimostrato che la lunga durata del disturbo prima del trattamento è un fattore prognostico sfavorevole. Questo è il motivo per cui le compagnie di assicurazione americane spesso si rifiutano di finanziare il trattamento dei pazienti con anoressia grave e persistente (SE-AN) e nel Regno Unito è spesso offerto a questi pazienti solo un trattamento psichiatrico generale o nessun tipo di cura.
Uno studio italiano recentemente pubblicato sulla rivista Behaviour Research and Therapy ha confrontato gli esiti a breve e a lungo termine dei pazienti SE-AN e con una minore durata del disturbo (NSE-AN) trattati con un programma riabilitativo ospedaliero basato sulla terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E).
Sessantasei pazienti adulti di età compresa tra 18 e 65 anni affetti da AN sono stati reclutati tra i pazienti consecutivamente ricoverati. Trentadue pazienti (48,5%) sono stati classificati come SE-AN (cioè con durata del disturbo > 7 anni), e 34 (51,5%) come NSE-AN.
Cinquantasei partecipanti (84,8%) hanno completato il percorso di cura. Durante il trattamento, entrambi i gruppi hanno mostrato un simile e ampio incremento di BMI e un miglioramento significativo della psicopatologia specifica e generale. Dalla dimissione fino ai 6 mesi di follow-up si è verificato un minimo deterioramento che si arresta tra i 6 e i 12 mesi. Inoltre, a 12 mesi di follow-up, entrambi i gruppi hanno mostrato tassi simili di Good BMI Outcome (BMI ≥ 18,5; 44,0% e 40,7%, rispettivamente) e di Full Response (BMI ≥ 18,5 e assenza di psicopatologia; 32,0% e 33,3%, rispettivamente). Per quanto riguarda gli indicatori di gravità, la percentuale di pazienti appartenenti al gruppo NSE-AN di estrema gravità è sceso dal 55,9% al basale al 12% a 12 mesi di follow-up, e simili diminuzioni sono state osservate anche nel gruppo SE-AN (46,9% vs 11,1%).
I risultati dello studio dimostrano che la durata dell’AN nei pazienti che sono stati motivati a cambiare non sembra influenzare i risultati di un trattamento basato sulla terapia cognitivo comportamentale intensiva. Questo suggerisce che non è ancora il momento di rinunciare a proporre trattamenti orientati alla guarigione nei pazienti con SE-AN. I programmi che hanno lo scopo di minimizzare i danni e di migliorare la qualità della vita, de-enfatizzando il recupero del peso, dovrebbero essere considerati solo per i pazienti con AN che non hanno avuto alcun successo nei trattamenti ambulatoriali e ospedalieri ben condotti e/o con quelli che hanno una persistente scarsa motivazione al cambiamento, indipendentemente dalla durata del loro disturbo.
Riferimenti: dott. Riccardo Dalle Grave
Per approfondimenti:
Calugi S, El Ghoch M, Dalle Grave R. Intensive enhanced cognitive behavioural therapy for severe and enduring anorexia nervosa: A longitudinal outcome study. Behav Res Ther 2016;89:41-48.
RABBIA E FAME EMOZIONALE
Alcune persone quando si arrabbiano urlano a squarciagola, altre stanno in silenzio, mentre altre ancora cedono alla fame emozionale.
La rabbia può essere una risposta legittima alla paura, alla frustrazione, o al dolore, ma non è un’emozione facile da gestire e con cui confrontarsi perché, in tante situazioni, è considerato socialmente inaccettabile esprimerla. Ad alcune persone basta poco per sentirsi arrabbiate, come un commento offensivo da parte di un parente o essere in disaccordo con il partner. È sufficiente quindi un commento, una frase detta nel modo e al momento sbagliato per “scatenare” un emozione come la rabbia. Non tutti però reagiamo allo stesso modo.
Alcune persone urlano ad alta voce, mentre altri si infuriano “in silenzio”, non esprimono la loro rabbia per paura o necessità di evitare il conflitto. Se la vostra fame è “emozionale” o se vi descrivete come dipendenti dal cibo, è possibile che lo utilizziate per sopprimere sentimenti quando siete arrabbiati con voi stessi o con qualcun altro o, altrettanto probabilmente, quando la rabbia lascia il posto ad ansia o altre emozioni.
Come già detto, per alcune persone, è sufficiente un commento inappropriato per arrabbiarsi e se le emozioni che provate influenzano il vostro appetito, nell’immediato i pensieri si rivolgeranno al cibo. Per prima cosa, il cibo è una distrazione, e una volta che si inizia a concentrarsi su di esso, non ci si focalizza più su i propri sentimenti. Mangiare vi fa sentire meglio, anche se solo per un momento. La rabbia si percepisce meglio del dolore, o almeno vi fa sentire più potenti, e mangiare fa sentire meglio in generale, anche se solo per un momento.
Ma poi, è probabile che altre emozioni entrino in gioco. Si può provare senso di colpa, vergogna o arrabbiarsi con se stessi perché si mangia troppo. E in risposta a questi sentimenti, si può incrementare ulteriormente la fame emozionale. Questo ciclo è destinato a continuare fino a quando non lo si interrompe ed è fondamentale comprendere come gestire la rabbia e le altre emozioni a testa alta e in modi che non siano auto-distruttivi.
Pensateci. Qualcuno ha detto o fatto qualcosa per farvi sentire arrabbiati. Siete stati feriti, e il modo in cui state affrontando il dolore è fare del male a voi stessi, ancora di più mangiando eccessivamente e magari del cibo spazzatura. Questo metodo potrebbe non sembrare così male come alcuni degli altri modi attraverso i quali le persone affrontano la rabbia, ma quello che ,in realtà, si sta facendo è interiorizzare i propri sentimenti, o dirigere la rabbia su voi stessi. Nel corso del tempo, la fame emozionale può provocare anche un aumento del peso ed incidere sulla salute fisica e mentale.
La rabbia è semplicemente un’emozione, e non c’è nulla di cui vergognarsi. Mangiare in risposta alla rabbia è un comportamento normale, e anche in questo caso non c’è nulla di cui vergognarsi. A molti capita, di essere vittime della “fame emozionale”, e questa diviene un problema solo quando interferisce con la salute e la qualità della vita. Ma mentre la rabbia può aiutare a sentirsi meno vulnerabili, anche se non fa andare via il dolore. Allo stesso modo, non lo fa nemmeno il cibo.
Se mangiare in risposta alla rabbia è un problema per voi, dovreste riconoscere, in primo luogo, che un’emozione sta influenzando il vostro appetito, e non è fame reale. Provate a parlare della vostra rabbia ogni volta che potete e, quando lo farete, vi sarà molto più chiaro cosa vi ha fatto arrabbiare e il motivo. Se non è possibile indirizzare i vostri sentimenti verso la persona che vi ha fatto sentire così arrabbiato, scrivete una lettera o discutete con un amico fidato, un membro della famiglia, o terapeuta. La scrittura è un modo semplice per liberare i propri sentimenti e prenderne consapevolezza piuttosto che sopprimerli (o mangiare), finché non si è in grado di confidarsi con un’altra persona. L’attività fisica quotidiana è un altro modo più sano per sfogare la rabbia; alcuni studi hanno infatti, dimostrato che le persone che fanno regolarmente esercizio anche per sfogare rabbia e altre emozioni negative hanno meno probabilità di sentirsi depresso. Altri modi per gestire e affrontare sentimenti come la rabbia, possono essere il rilassamento e tecniche come la Mindfulness, che possono aiutare a guardare alle nostre emozioni in modo differente, a prenderne consapevolezza a comprendere come queste siano legate ai nostri pensieri e ai nostri comportamenti.
FONTE:
psychologytoday.com