Affrontare questo momento storico caratterizzato da frustrazione, noia, isolamento, misto a paura, ansia e rabbia, non è per niente facile.
L’angoscia Covid-19 ha raggiunto livelli tali che l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato le linee guida per proteggere la salute mentale durante l’epidemia.
Una certa ansia è chiaramente giustificata, specialmente se spinge le persone a prendere precauzioni per non contrarre o diffondere il nuovo coronavirus.
Sempre, l’OMS ha dichiarato che l’epidemia è diventata una pandemia, i sistemi sanitari sono stati spinti al punto di rottura.
Il Covid-19 è più trasmissibile dell’influenza stagionale e anche più mortale, con un tasso di mortalità che sembra essere 20-30 volte superiore. E a differenza dell’influenza, nessuno ha alcuna immunità contro questo coronavirus da precedenti esposizioni o vaccinazioni.
Per quanto preoccupanti siano questi fatti, ci sono diverse ragioni che spingono l’ansia da Covid-19 al punto da poter essere controproducente, come riconosciuto anche dall’OMS.
Vediamone alcune
Incertezza medica
Più di ogni altro aspetto dell’agente patogeno e della malattia che provoca, le incertezze infondono un profondo senso di terrore. Le incertezze includono chi è più a rischio di infezione o malattia grave (o morte), chi può diffonderlo, quali misure protettive sono giustificate (è sufficiente lavare le mani e stare lontano dalla folla nei luoghi chiusi, o non si dovrebbe lasciare la propria casa?), e come l’epidemia si diffonderà. Quello che sappiamo dalla scienza psicologica è che è l’incertezza che guida l’ansia.
Questo accade perché la gente teme l’ignoto. Con questo virus, abbiamo torrenti di incertezza e una mancanza di chiarezza. Ciò vale non solo per le questioni sanitarie di base, come il rischio di infettarsi o di contrarre gravi mali, ma anche per questioni più banali, come ad esempio se fare un viaggio pianificato o partecipare a una conferenza che hai già pagato e se la tua attività lavorativa sarà costretta a chiudere.
È l’ansia dell’incertezza, e questa è una risposta molto normale.
L’incertezza su ciò che sta succedendo e quanto male farà è qualcosa che “al cervello non piace,” Non sappiamo quali passi prendere, il che ci fa sentire vulnerabili.
Siamo una società a cui piace pianificare e sapere cosa sta per succedere. Invece, abbiamo queste enormi e imprevedibili interruzioni della nostra routine, che contribuiscono a metterci al limite.
L’inesperienza
Il motivo per cui l’alto tasso di mortalità dell’influenza comune non induce terrore (così poco, che meno della metà degli adulti si vaccina) è la sua familiarità.
L’influenza non è nuova, succede ogni anno, e ha una certa prevedibilità in termini di stagionalità, Poiché il nuovo coronavirus è venuto fuori dal nulla, la scarsa familiarità si combina con l’incertezza per aumentare l’ansia. Questo è probabilmente un retaggio evolutivo: di fronte a un rischio sconosciuto, stare dalla parte dell’estrema cautela è il modo migliore per sopravvivere e lasciare i discendenti, piuttosto che credere, senza pensarci troppo, che tutto andrà bene.
Le nostre emozioni, inclusa l’ansia, sono lì per un motivo: Comunicano le cose a noi stessi e ci motivano ad agire.
Fuori controllo
L’incertezza va oltre i problemi medici. La gente non sa se la scuola dei loro figli riaprirà, se il loro lavoro riprendere a pieno regime e se un viaggio pianificato sarà possible farlo.
Alcune delle ansie derivano dal sentirsi fuori controllo, come se non ci fosse nulla che possiamo fare per tutte queste cose che sono importanti per la nostra vita quotidiana, o addirittura pianificarle.
Rischio personale e collettivo
Il cervello non è molto bravo a separare i rischi per una popolazione dai rischi personali. Misure drammatiche come la chiusura di tutte le città italiane, trasmettono il messaggio (preciso) che Covid-19 rappresenta una minaccia sistematica per la salute pubblica.
Quando un paese chiude, cattura la nostra attenzione.
Questo rende difficile per il cervello riconciliarsi con fatti meno allarmanti, come il rischio molto basso per l’italiano medio di sviluppare la malattia in forma grave. (Il rischio per gli anziani, per coloro che hanno altre malattie e per i viaggiatori internazionali è maggiore). Covid-19 non è la Morte Nera, o addirittura la SARS. È difficile per le persone tenere a mente due idee contrastanti, il rischio reale per un paese e la sua economia e il rischio molto più piccolo per qualsiasi individuo- Tendiamo a ricondurre il primo a noi stessi.
Alzi la mano il Cittadino italiano che nelle ultime settimane non abbia provato una di queste sensazioni/emozioni.
La quarantena sta avendo un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico delle persone, soprattutto per i più “fragili”: chi soffre di ansia, depressione o altri disturbi della psiche.
Stare chiusi in casa può amplificare i sentimenti negativi. Per esempio, le persone che soffrono di depressione tendono già di per sé a isolarsi e l’isolamento porta a concretizzare i pensieri negativi che già prima caratterizzavano le loro giornate. “In momenti del genere chi soffre di una depressione importante vede realizzate quelle profezie catastrofiche che da tempo immaginava – Normalmente chi soffre depressione e più in generale di problemi di salute mentale, viene spronato alla socialità, alle relazione e all’interazione con gli altri. Discorso, tuttavia, che difficilmente può essere messo in pratica in una condizione di isolamento e che si accentua quando si sommano diverse fragilità.
L’isolamento viene vissuto in maniera ancora diversa da chi soffre d’ansia, che viene letteralmente sommerso da preoccupazioni, timori e dubbi. Gli ansiosi viaggiano già su una soglia di allerta e di vigilanza molto alta e sono costantemente a caccia di qualunque parola e di ogni contraddizione che possa aumentare il dubbio per alimentare il loro stato di allerta.
C’è chi prima del Coronavirus aveva paura di avere attacchi di panico quando varcava la soglia della porta di casa ed ora si ritrova ad aver paura di stare male non uscendo di casa, sentendosi bloccato dalle sua ansie e dal nonavere una via di fuga.
Una cosa è quasi certa. Quando tutto questo finirà, nulla sarà come prima e le persone più vulnerabili corrono il rischio di assumere comportamenti sproporzionati, con un eccesso di condotte fobiche.
Gli effetti psicologici della pandemia
Il dilagare di informazioni rilasciate dai media sul Coronavirus, hanno innescato nella popolazione mondiale una vasta gamma di pensieri, emozioni e reazioni.
Tutte le notizie e le considerazioni che, nei giorni scorsi, abbiamo assorbito in modo del tutto acritico ci hanno suggestionato e condizionato, generando:
- Ansia
- Panico
- Paura
- Difficoltà a concentrarsi
- Insonnia
- Rabbia
- Iper-vigilanza per la salute e il corpo
- Sensazione di impotenza
- Ritiro sociale
Pensate anche alle scene sconcertanti che si sono verificate nei supermercati, sui mezzi di trasporto o per strada.
Si parla, dunque, di reazioni più che plausibili di fronte ad eventi sconosciuti e a situazioni incerte come quella del Coronavirus che stiamo vivendo in prima persona.
Per questo è importante “guardare” agli eventi di oggi nel modo giusto facendo attenzione a non esagerare o al contrario, ignorare il problema.
Suggerimenti utili per contenere gli effetti psicologici della pandemia
Ecco allora qualche suggerimento utile che potete trovare anche nel VADEMECUM del Consiglio Nazionale degli Psicologi (link a fondo pagina):
- Attieniti ai fatti. Tieniti informato sulle ultime notizie, ma fai riferimento ai canali ufficiali e presta attenzione alla fake news. Infatti, è importante attenersi a quanto conosciuto e documentabile.
- – Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
- – Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
- – Protezione Civile
- – Sistema sanitario nazionale e regionale
- Mantieni le cose nella giusta prospettiva. Limita le preoccupazioni e l’agitazione riducendo il tempo che trascorri guardando o ascoltando le comunicazioni rilasciate dai mass media. Non ricercare continuamente e in modo compulsivo informazioni. Anche se è bene essere aggiornati, evita la sovraesposizione, ricordati di fare delle pause, prova a distrarti e concentrati sulle cose che sono positive nella tua vita.
- Non formulare ipotesi affrettate. Se qualcuno è malato, ha la tosse o la febbre non è detto che abbia il Coronavirus. Quindi, non stigmatizzare o discriminare gli altri. Inoltre, ricorda che l’80% delle persone che hanno contratto il virus è guarito, come dichiarato dall’OMS.
- Previeni. Fai riferimento alle misure precauzionali e di contenimento indicate dalle autorità competenti.
- Resta connesso. Il buon uso dei social network può aiutare a mantenere un senso di normalità e fornire sbocchi preziosi per condividere sentimenti e alleviare lo stress.
- Cerca aiuto. Se ti rendi conto di provare una preoccupazione o un’ansia eccessiva puoi cercare il supporto di un professionista.
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FONTI: