L’efficacia della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento dei Disturbi dell’Alimentazione è dimostrata. Recentemente però, è stata proposta una nuova versione: la CBT-E, una versione migliorata per la cura di questi disturbi.
I disturbi alimentari forniscono una delle indicazioni più forti per la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Due considerazioni supportano questa affermazione. In primo luogo, il nucleo della psicopatologia dei disturbi alimentari, ovvero la sopravvalutazione di forma e peso corporeo, è di natura cognitiva. In secondo luogo, la CBT è il trattamento più efficace per la bulimia nervosa e ci sono prove che sia il più efficace con i casi di “disturbi alimentari non altrimenti specificati” (disturbi alimentari NAS), la più comune diagnosi di disturbo alimentare.
Negli ultimi anni, sono state condotte svariate ricerche con lo scopo di individuare il miglior trattamento per i Disturbi Alimentari. Studi che hanno spesso posto a confronto la terapia interpersonale (ITP) e quella cognitivo-comportamentale (CBT). È però quest’ ultima, come riportato dalle recenti revisioni del NICE, a porsi come il trattamento più efficace per il trattamento di questi disturbi.
Recentemente, è stata proposta una nuova versione della CBT, la CBT-E. Si tratta di una versione migliorata della terapia cognitivo comportamentale, progettata per il trattamento dei disturbi alimentari. Ci si riferisce ad un trattamento psicologico “transdiagnostico”, altamente individualizzato e elaborato per adattarsi alle difficoltà della persona. La CBT è definita come “migliorata” perché utilizza una varietà di nuove strategie e procedure per migliorare la prognosi e si struttura su moduli che vengono utilizzati per affrontare gradualmente alcuni ostacoli “esterni” al cambiamento come: il perfezionismo clinico, la bassa autostima e le difficoltà interpersonali.
A tal proposito, è necessario citare lo studio condotto dalla Oxford University (CREDO) che non si è solo orientato ad un confronto tra la CBT-E e la ITP, ma anche a verificare l’efficacia della CBT-E. E’ stato dunque condotto un ampio trial randomizzato su 130 pazienti con diagnosi di bulimia nervosa, disturbo da binge-eating e disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato. I partecipanti, a random, sono stati assegnati alle due diverse condizioni di trattamento, la terapia cognitivo comportamentale migliorata e a terapia interpersonale per un trattamento di 20 sedute in 20 settimane.
Dopo essersi sottoposti al trattamento, i livelli di psicopatologia specifica per i disturbi dell’alimentazione risultavano diminuiti per entrambi i trattamenti, ma i cambiamenti maggiori emergevano nei soggetti che avevano avuto la possibilità di sottoporsi al trattamento con la CBT-E. Molti di questi infatti, avevano raggiunto la remissione, altri invece non riportavano più episodi bulimici e l’utilizzo di condotte compensatorie. Successivamente anche i controlli in follow-up, hanno confermato i dati relativi alla remissione.
La CBT-E dunque si pone come trattamento efficace e potente per la cura dei disturbi alimentari, rispetto alla terapia interpersonale, e operando rapidamente permette di affrontare questi disturbi.
FONTI:
-http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2928448/
-http://www.credo-oxford.com/index.html#topic5
-http://www.stateofmind.it/2015/12/disturbi-dell-alimentazione-cbt-e/
-http://www.stateofmind.it/2015/06/terapia-cognitivo-comportamentale-migliorata-disturbi-alimentar