In articoli precedenti abbiamo evidenziato come il Disturbo Ossessivo Compulsivo possa avere diverse manifestazioni. Il contenuto dei pensieri ossessivi può essere vario e modificarsi nel corso del tempo. In alcuni momenti della vita la frequenza delle ossessioni può essere così elevata da non consentire alla persona di fare alcunché. In altri, invece, si presenta come un pensiero strisciante che accompagna tutta la giornata, per poi uscire fuori in modo prepotente a causa di un evento scatenante. Per semplicità si raggruppano le ossessioni in quattro sottotipi sulla base del loro contenuto.
I tipi di Doc:
CONTAMINAZIONE
Il contenuto riguarda la contaminazione da germi, sostanze, malattie, escrementi o radiazioni ed è associato a rituali di pulizia, evitamento dei contaminanti e richiesta di rassicurazioni. Il timore di tali persone è che, venendo in contatto con queste sostanze, possano ammalarsi gravemente, morire o contagiare qualcun altro.
CONTROLLO
Le ossessioni sono rappresentate dal dubbio di aver fatto o non fatto qualcosa che causi un grave danno alla propria reputazione. Conseguentemente i rituali consistono in controlli (di porte, finestre, chiavette del gas o di non aver fatto male a qualcuno), richiesta di rassicurazioni e di evitamento. A volte i rituali di controllo possono avvenire a livello cognitivo (ad esempio, ripercorrendo mentalmente la sequenza di un’azione, come l’aver guidato per un tratto di strada, per rassicurarsi di non aver causato incidenti) e non fisico.
ORDINE E SIMMETRIA
Le ossessioni riguardano il dover sistemare le cose o nel disporle in modo rigido, preciso e/o simmetrico. Talvolta diventa così automatico, che le persone che ne soffrono non riescono a riferire le paure o le conseguenze nel caso cambiassero la disposizione, tranne la sensazione disagevole e ansiogena che qualcosa non sia al posto giusto. Spesso sono i familiari a lamentare una modalità rigida di pretendere l’ordine a cui non è possibile sottrarsi.
CONTEGGIO
Le persone che hanno questo tipo di ossessioni devono effettuare conteggi delle più svariate cose
Possono riferirsi a una qualsiasi azione, oggetto o rappresentazione mentale (contare le mattonelle, i semafori rossi, pensare a serie di numeri o schemi). Spesso si accompagnano a una forma di pensiero magico (ad esempio, il timore che se non si mette in atto la compulsione, possa accadere una disgrazia a una persona cara).
Il doc da contaminazione
Nel caso del Doc da contaminazione, la persona teme che lei stessa o qualcuno che le sta vicino entri in contatto con persone o luoghi che ritiene “pericolosi” e fonte di malattie. Le sostanze contaminanti possono essere di vario tipo: lo sporco, i germi, urine e feci, sangue e siringhe, persone malate o, anche, sostanze chimiche potenzialmente dannose. Certi luoghi sono considerati “più pericolosi” di altri: bagni pubblici, giardini, mezzi di trasporto (autobus, treni etc.) o anche passare vicino ai cassonetti dell’immondizia. Quando questo accade la persona sperimenta un’ansia elevata che, in alcuni casi, può determinare un vero e proprio attacco di panico. Per gestire lo stato di malessere, il paziente mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione, volti a neutralizzare e liberarsi dalla sensazione di essere contaminato. In alcuni casi può coinvolgere nei rituali di lavaggio anche familiari e persone a lui vicine. Ricordo di una paziente che chiedeva al marito di togliersi qualunque indumento non appena entrava in casa e di non toccare alcunchè in casa senza essersi lavato le mani. Ci sono altre persone che, una volta saliti sui mezzi, non si tengono agli appositi sostegni perché sono considerati veicolo di malattie. Stessa cosa per i bagni pubblici: chi ha il Doc cerca di usarli il meno possibile e, in caso fosse proprio necessario, controlla che non ci siano macchie, usa i propri fazzolettini di carta (piuttosto che la carta igienica disponibile) e si lava le mani in modo eccessivo e ritualizzato.
E’ importante capire che per la persona che ne soffre, la pulizia non sarà mai abbastanza e che, anche se ci dedica molte ore, non si sente mai tranquilla e soddisfatta del risultato. Vorrebbe avere la certezza dell’avvenuta rimozione dei contaminanti, ma per il Doc ci sarà sempre il dubbio che qualcosa sia rimasto. Questo porta ad un circolo vizioso costante: pulire o evitare il contatto abbassa solo momentaneamente l’ansia. Dopo un po’ di tempo, il pensiero ritorna, e la persona è imprigionata in questa spirale di pulizia, evitamento e richiesta di rassicurazioni.
Quali sono le cause del Doc?
Non sono state ancora scoperte delle cause in grado di spiegare il disturbo. Generalmente si ricorre a spiegazioni multifattoriali che chiamano in causa motivi organici, ambientali e familiari. Per questo motivo sarebbe meglio parlare di “fattori di rischio” che, di fronte a situazioni scatenanti, fanno sì che la persona cerchi di gestire l’ansia iniziando i rituali. Da lì in avanti la vita inizia a ruotare attorno al Doc.
In che modo il Doc incide sulla vita?
I rituali di pulizia sottraggono molto tempo e generano un senso di frustrazione. Le richieste di rassicurazioni e le compulsioni richieste ai familiari rendono la relazione intollerabile e pregiudicano duramente i rapporti. Gli evitamenti spingono a modificare le proprie abitudini di vita, limitando e riducendo sempre di più le attività che davano benessere. Alla fine, tutta la propria vita ruota attorno al Doc e viene svolta in virtù di ciò che viene ritenuto “giusto” o “sbagliato”. Quando viene fatta la compulsione, l’ossessione viene ulteriormente rinforzata e la persona rimane invischiata in un circolo vizioso senza fine. Per questo motivo, spesso compare anche una sintomatologia depressiva che riduce le possibilità di reagire e relega a vivere in funzione del disturbo.
Come uscirne?
Il trattamento di elezione per il Doc è la Terapia Cognitivo Comportamentale (Hofmann et al., 2012). Nella maggior parte dei casi essa è in grado aiutare la persona a gestire il Disturbo Ossessivo. Per altre persone può essere combinata con il trattamento farmacologico.
La tecnica che ha raggiunto prove di efficacia a livello internazionale si chiama: Esposizione e Prevenzione della risposta (ERP). Tramite essa il paziente impara gradualmente ad affrontare le situazioni temute senza metter in atto le compulsioni. Con l’aiuto del terapeuta si diventa progressivamente capaci di gestire l’ansia legata alle ossessioni e di metter in atto comportamenti che non rinforzino il problema.
Programmi di trattamenti intensivo
Oltre ai programmi standard, l’Istituto Watson offre programmi intensivi di trattamento per Disturbo Ossessivo Compulsivo, Attacchi di Panico, Fobia Sociale, Fobie Specifiche, Depressione.
Molte persone ottengono risultati soddisfacenti, partecipando ai programmi di trattamento standard che prevedono 1-2 sedute alla settimana per un periodo di 4-6 mesi. Ma per alcuni, i programmi intensivi costituiscono l’opzione migliore.
I programmi intensivi dell’ Istituto Watson prevedono più sessioni di terapia nell’arco della settimana, permettendo ai clienti di affrontare il proprio disagio ottimizzando i tempi.
Riferimenti
– American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C: American Psychiatric Association.
– Hofmann, S.G., Asnaani, A., Vonk, I.J.J., Sawyer, A.T. & Fang, A. (2012). The Efficacy of Cognitive Behavioral Therapy: A Review of Metaanalyses. Cognitive Therapy and Research, 36(5): 427-440.
– National Institute for Health and Care Excellence (NICE)