“E’ già successo: mi chiama alla cattedra e io non riesco a spiccicare parola. Scena muta, come se non avessi aperto libro! Nell’ipotesi migliore riesco a rispondere, ma in modo non soddisfacente. Che ansia! Sento che non posso farcela!”.
A quanti è successo di trovarsi in situazioni simili? L’ansia per gli esami può arrivare a bloccarti completamente e a pregiudicare gli studi e l’impegno profuso.
Cos’è l’ansia da esame e come si supera?
L’ansia da esame è caratterizzata dal timore, la paura o, addirittura il terrore, di sostenere un esame. Talvolta si può innescare un vero e proprio attacco di panico, con un’intensa attivazione somatica e pensieri negativi circa la possibilità di affrontare la situazione. Questa condizione può verificarsi anche negli studenti più coscienziosi e preparati e può inficiarne la prestazione, diventando sempre più debilitante.
L’ ansia da esame si distingue dalla “normale” ansia fisiologica che accompagna le interrogazioni. Quest’ ultima, anzichè pregiudicare la performance dell’individuo, tende a favorirla, permettendogli di essere vigile e pronto a rispondere. Essa si distingue da quella patologica per intensità, durata ed il tipo di situazioni in cui s’innesca. Infatti l’ ansia di per sé non è né buona né cattiva e consiste in una serie di modificazioni fisiologiche e psicologiche che hanno una funzione adattiva per l’individuo poiché lo aiuta a sopravvivere e ad adattarsi meglio all’ ambiente. Se uno studente non avesse alcuna ansia nell’ affrontare un esame, probabilmente non si preparerebbe in modo adeguato o non sarebbe pronto a rispondere alle domande facendo collegamenti e attenzione a quanto richiesto. Invece, con una ridotta quota di ansia, egli riesce a prepararsi al meglio. E’questa la “funzione adattiva dell’ansia”.
In altre situazioni, invece, si teme il giudizio dei professori, dei compagni o della famiglia, ci si preoccupa di sbagliare, di fare scena muta e non passare l’ esame. E’ in caso come questi che l’ ansia diventa paralizzante, fino a pregiudicare la performance dello studente.
Seguendo questo ragionamento, si può affermare che l’ansia d’esame diventa patologica quando presenta alcune particolari caratteristiche:
– intensi sintomi di somatici e preoccupazione che peggiorano all’ avvicinarsi della data di esame
– immagini negative in cui ci si vede non riuscire a gestire la situazione ed esser bocciati
– pensieri “catastrofici” il cui contenuto può, ad esempio, riguardare l’essere bocciati, fare una figuraccia, fare scena muta, avere una crisi di panico, scappare all’ultimo momento, sentirsi falliti, umiliati, difettati o deludere altre persone
– ruminazioni, ossia pensieri ripetitivi concernenti la prova
– evitamenti cioè la persona decide di non presentarsi all’esame. Questo rafforza il circolo vizioso d’inefficacia, detrminando una maggiore difficoltà ad affrontare l’esame successivo.
Tutto ciò alimenta immancabilmente l’ “ansia anticipatoria”, innalzando il livello di arousal, l’ agitazione e intaccando la prestazione.
Quali sono le cause dell’ansia da esame?
L’ansia è una reazione legata all’anticipazione di eventi stressanti. Come le altre reazioni di ansia, l’ansia da esami influisce sul corpo e sulla mente. Quando si è sotto stress, il corpo rilascia l’ormone adrenalina che ha la funzione di preparare al pericolo (reazione di “attacco – fuga”). Questo è ciò che causa i sintomi fisici come la sudorazione, la tachicardia e l’iperventilazione. Queste sensazioni possono essere moderate o intense.
Focalizzare l’attenzione sulle cose negative che possono accadere alimenta l’ansia da esame. Per esempio, chi è preoccupato di dare una prestazione scarsa potrebbe avere pensieri del tipo: “e se dimenticassi tutto ciò che so?” o “ e se il test fosse toppo difficile?”. Troppi pensieri del genere non lasciano spazio per pensare o comprendere le domande dell’esame. La persone con ansia da esame potrebbero provare disagio a causa dei sintomi fisici e pensare “e se svenissi?” o “Oh no, ho le mani che tremano..”
Proprio come le altre reazioni di ansia, l’ansia da esame può creare un circolo vizioso: più la persona si concentra sulle cose negative che possono accadere, più le sensazioni di ansia aumentano. Questo fa sì che la persona si senta peggio e a causa della presenza di una serie di pensieri distraenti e paure, aumenta la possibilità che la prestazione sia peggiore.
Chi tende a provare l’ansia da esame?
Le persone che si preoccupano troppo o che sono perfezioniste sono più predisposte ad avere ansia da esame. Persone con questi tratti hanno difficoltà ad accettare possibili errori o voti non elevati. In questo modo, anche se non intenzionalmente, possono fare pressione eccessive su se stessi creando un terreno fertile per l’ansia da esame.
Gli studenti che non sono preparati per l’esame e che allo stesso si preoccupano di “fare bene”, possono ugualmente provare ansia. Se sapete di non essere preparati, è scontato che siate preoccupati del rendimento. Le persone possono sentirsi impreparate per diverse ragioni: non hanno studiato abbastanza, hanno avuto difficoltà con la materia o si sentono stanchi per non aver dormito abbastanza la notte prima.
Ho una terribile paura delle interrogazioni. Come faccio a superarle?
Fortunatamente è possibile imparare a gestire l’ ansia d’esame. L’APA (American Psychological Association) dichiara che la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale rappresenta il trattamento d’elezione per i disturbi legati all’ansia. Questo tipo di psicoterapia, infatti, dispone di strumenti e metodi per aiutare lo studente a gestire questa problematica.
In particolare, la psicoterapia cognitivo comportamentale agisce a livello psicofisiologico, cognitivo e comportamentale permettendo alla persona di acquisire delle tecniche pratiche per far fronte all’ansia patologica in totale autonomia.
Inoltre non dobbiamo dimenticare anche il ruolo dello sport come “rimedio naturale”. Tramite l’ attività sportiva è infatti possibile alleviare i sintomi dell’ ansia, ma non curarla. Se perdurano infatti pensieri e comportamenti deficitari, immancabilmente essa tornerà ad intaccare il benessere psicofisico del soggetto. In ogni caso, però, lo sport permane un ottimo coadiuvante alla terapia cognitivo comportamentale, agendo anche sull’ autostima, sul senso di autoefficacia e di padronanza.
I benefici della terapia cognitivo comportamentale per i disturbi ansiosi sono a lungo termine. L’apprendimento di strategie e tecniche specifiche consente agli studenti di far fronte alle difficoltà e di superare la propria paura d’esame.
Come ogni cosa, la capacità di gestire questo tipo di ansia, richiede tempo ed allenamento. Sebbene essa non scompaia nel giro di una notte, riuscire affrontarla e gestirla permetterà di imparare a far fronte allo stress, abilità fondamentale in molte situazioni oltre agli esami.
Bibliografia:
http://www.cochrane.org/CD004690/DEPRESSN_cognitive-behavioural-therapy-for-anxiety-in-children-and-young-people